11 AGOSTO RICORDANDO IL 20 GIUGNO

mtocca 12 agosto 2022 0
11 AGOSTO RICORDANDO IL 20 GIUGNO

PIAN D’ALBERO: URSS, RUSSIA, GUERRA E UNA POLITICA CHE DISPREZZA LA STORIA

All’alba del 20 giugno 1944, alle pendici del Pratomagno, nella Cascina di Pian d’Albero, messa a disposizione dalla famiglia Cavicchi per l’addestramento dei giovani volontari alla lotta partigiana, un centinaio di uomini furono sorpresi dai mitra nazisti. Molti di loro colpiti a morte, altri catturati. Pian d’Albero resta un simbolo luminoso della dura lotta per la libertà, per la pace contro la barbarie e la tirannia del nazifascismo. Una lotta in lui morirono anche combattenti di altre nazionalità che, uniti ai giovani italiani, hanno affrontato il nemico per sconfiggere una dittatura che aveva provocato la guerra più sanguinosa dell’intera storia umana, soffocando la libertà e la democrazia di ogni individuo.La strage di persone inermi, compiuta nel disprezzo totale della vita umana, fu l’ennesima dimostrazione della ferocia voluta dal nazismo, la cui strategia dei massacri non si è fermata davanti a civili indifesi. La tragedia di Pian d’Albero resta un esempio straordinario del legame forte e profondo tra Resistenza e mondo contadino, che non fu solo il pilastro su cui crebbe e visse il movimento partigiano, ma divenne anche la base su cui si costruì la nuova Italia, la Repubblica e la Costituzione. L’attacco dei soldati tedeschi fu fulmineo e provocò la morte immediata del capofamiglia, di 12 partigiani e di tre soldati russi, ex prigionieri di guerra, che facevano parte della compagnia ‘Faliero Pucci’.

Oltre 100 persone furono fatte prigioniere. Di queste, gran parte furono liberate grazie all’intervento di altre brigate partigiane; mentre i 19 partigiani e i 3 contadini (tra i quali Norberto Cavicchi e il figlio Aronne, di 12 anni)rimasti in mano ai tedeschi, furono impiccati a Sant’Andrea in Campiglia.

20 giugno 1944: questo l’elenco dei caduti: Ezio Baccetti, Pietro Boncinelli, Nicolai Busanov, Enio Carresi, Michele Caron, Giuseppe Cavicchi, Riccardo Centanni, Divo Demi, Danilo Enderti, Evandro Fabbroni, Ferruccio Forzani, Vinicio Grint, Surien Kirikoizia, Roberto Mascagni, Aldo Pierattini, Siro Pratesi, Giuseppe Romanelli, Bruno Volpi, Ferdinando Zocco, Enio Strada, Enea Zamboni, Carlo Bani, Oliviero Buccianti, Giuseppe Capanni, Ennio Carresi, Aronne Cavicchi, Norberto Cavicchi, Alfredo Della Bella, Luigi Di Vita, Gino Fabbri, Dino Falsettacci, Italo Grimaldi, Ivan Jegorof, Siro Mariani, Guido Mazzinghi, Romualdo Pizzi, Spartaco Pratesi, Alessandro Rossi, oltre a un Giovanni tenente dell’aviazione e un ignoto.

Comunicato ANPI sulla commemorazione del 20 giugno 2022 in piazza Elia Dalla Costa

“In merito ad alcuni recenti articoli di stampa, le sezioni ANPI di Gavinana, Oltrarno, Bagno a Ripoli e il Comitato dei Familiari delle Vittime che organizzano la celebrazione pubblica per i Caduti di Pian d’Albero ritengono doveroso fare alcune precisazioni : da decine di anni la commemorazione comprende lo stesso elenco d’invitati che tutti conoscono; talvolta registriamo qualche assenza per altri impegni, ma l’elenco e presenze sono di pubblico dominio.

(…)

Tutti gli anni, sono invitati le ambasciate degli Stati Uniti, di Gran Bretagna e Federazione Russa, ex Unione Sovietica, alleati nella guerra contro il nazifascismo; Stati Uniti e Gran Bretagna per aver partecipato alla Liberazione della nostra città e dell’Italia; la Federazione Russa, per la presenza di soldati sovietici nella formazione Partigiana Alessandro “Vittorio” Sinigaglia e per i tre Caduti nella strage di Pian d’Albero.


Il carattere della Celebrazione è sempre stato scrupolosamente storico senza mai discostarsi dai fatti e dal loro significato; sappiamo bene le alterne circostanze accadute e che accadono nel nostro Paese e nel mondo, ma non abbiamo mai consentito strumentalizzazioni e discriminazioni : tanto è il rispetto che portiamo ai nostri Fratelli caduti il cui sacrificio ha consentito la nostra libertà costituzionale.


Per questi motivi siamo rimasti dispiaciuti per quanto accaduto sabato mattina prima e durante la cerimonia del 78° anniversario dell’eccidio, dispiaciuti e offesi, non tanto e soltanto per noi, ma, soprattutto per i Caduti che quel monumento rappresenta, i loro familiari presenti e la cittadinanza; sabato mattina abbiamo toccato con mano l’improntitudine, ingiustificata e ingiustificabile, di chi ha ritenuto di andarsene e di chi ha deciso di rimanere ma senza intervenire, togliendosi la fascia tricolore e ritirando i Gonfaloni dei Comuni; ricordiamo che il Gonfalone del Comune di Firenze, insignito di Medaglia d’oro della Resistenza, è Patrimonio di tutti noi, cittadini e parenti dei Martiri perseguitati, torturati e trucidati dalla barbarie di quel momento infame e che, da troppo tempo tollerata, oggi cerca di rialzare la testa.

(…)

A chi ci ha chiesto di motivare la presenza in uniforme dell’Addetto militare russo abbiamo fatto osservare che era sempre stato così anche negli anni passati, senza obiezioni da parte di nessuno, nel ricordo dei partigiani caduti; per tutti noi una decisione condivisa e un fatto assolutamente naturale, come lo è da sempre invitare i rappresentanti delle Forze Armate Italiane, una consuetudine consolidata nel corso degli anni; così come ricordiamo che sono stati ospitati anche Picchetti d’onore; i soldati vestono la loro divisa quando partecipano a onoranze per i caduti in guerra.


Infine, nel sottolineare il carattere pubblico della manifestazione, per cui chiunque, con telefonini o altro, è sempre stato libero di fotografare o filmare : per la precisione questa è stata la nostra risposta alla Segretaria dell’Ambasciata Russa che ci aveva fatto tale richiesta. In merito alla presunta ipotesi di strumentalizzazione, o peggio, adombrata senza riscontri possibili, riteniamo che qualora fosse stato nelle intenzioni di chicchessia molti avrebbero potuto essere i modi di farlo, anche se ci sfugge il senso e possiamo tranquillamente affermare che saremmo stati i primi ad condannare siffatte squallide operazioni.
Da quanto abbiamo preso visione ne è stato ricavato uno spezzone filmato di 22”, inquadrante la corona di fiori e il Coro Novecento di Fiesole che ha eseguito tre pezzi della tradizione e della cultura della Resistenza Italiana e che mai sono stati eseguiti inni nazionali di nessun Paese.

(…)


Concludiamo esprimendo il rammarico di aver perduto per miopia politica e precipitazione, nostro malgrado, un’occasione per confermare anche, e soprattutto in questa circostanza, la possibilità di un incontro per rendere onore ai nostri partigiani caduti per la pacifica convivenza tra tutti i popoli.
Un sentito ringraziamento a tutti coloro che, rendendosi conto di quanto stava succedendo, hanno deciso di rimanere alla cerimonia.

Dopo l’offesa al Monumento dei Caduti di Pian d’Albero le sezioni ANPI rifiutano la rissa politica.
Abbiamo letto sulla Nazione di ieri, 21 giugno, una cronaca della seduta del Consiglio Comunale di Firenze; in quell’occasione abbiamo appreso, con sconcerto, l’intervento dell’Assessore Martini secondo il quale le sezioni organizzatrici avrebbero cercato il “caso” politico. Capiamo bene, purtroppo, che l’attacco possa essere la miglior difesa ma, non contenti di aver passato il segno, si replica addirittura…
Con molta chiarezza rispediamo l’accusa al mittente: la nostra esperienza e il senso di ciò che rappresentiamo, nell’arco della nostra storia, ci ha sempre portati alla ricerca dell’unità delle forze antifasciste, per prime comprese le Istituzioni, pure anche nella diversità delle opinioni, anzi proprio per questo più alto scopo.
Rilevata la situazione vorremmo conoscere l’atteggiamento del Comune di Firenze.

Le Sezioni ANPI Gavinana, Oltrarno e Bagno a Ripoli., (organizzatrici).
Le Sezioni ANPI Ponte a Ema, Potente, S. Niccolò, Rignano.”

Da racconti di partigiani

La squadra partigiana dei sovietici (ex prigionieri di guerra dei nazisti) fu la prima a gettarsi su Pian d’Albero, e contrattaccare i tedeschi, nel tentativo di spezzare il cerchio nazista sulla sinistra, e porre così in salvo il maggior numero di giovani partigiani catturati. Ma venne fermata a poche decine di metri dal fienile sulla stradicciola che dalle nostre posizioni porta a Pian d’Albero, dal fuoco della quarta mitraglia tedesca piazzata a sinistra.

La Stella Rossa, appoggiata dai superstiti sovietici, si precipitò giù verso Pian d’Albero. Prima di arrivare nella zona battuta dalla mitraglia tedesca, incontrarono Gino, che disse loro: “Ma dove andate? Laggiù è pieno di tedeschi, è successa una carneficina, sono morti quasi tutti, tornate via, cercate di scappare…”

I giovani partigiani fatti prigionieri e tenuti dai tedeschi ammucchiati vicino alla catasta di legna, quando sentirono le grida: “Compagni, siamo la Stella Rossa, venite bassi verso di noi, siamo venuti a salvarvi!”, vedendo che la mitragliatrice tedesca piazzata alla sinistra, batteva inesorabilmente quella stradicciola sulla quale la Stella Rossa doveva passare, chiusero gli occhi. Il capitano medico mormorò: “Dio mio che macello, ora li ammazzano tutti. Neanche uno riuscirà a passare da quell’inferno!”

Fu una cosa eroica che rasentò la pazzia, eppure quei ragazzi della Stella Rossa passarono da quell’inferno incolumi. Non a caso su quel sentiero c’erano i russi: Giovanni deceduto e Ivan ferito ad una gamba, col muscolo scoperto. Il primo assalto venne arrestato, non lì ma a circa trenta metri dalla casa dal fuoco incrociato delle mitragliatrici tedesche.

Da lì risposero al fuoco nazista e al secondo assalto, gridando: “Siamo la Stella Rossa, abbassatevi e fuggite lontano dai tedeschi.”

Un gruppo della Stella Rossa, insieme ai sovietici, arrivò fino alla porta della casa di Pian d’Albero, un altro gruppo, superato il fienile, si portò oltre le cataste di legna, e di lì fece fuoco sui tedeschi, che si portavano via i prigionieri, gridando: “Compagni abbassatevi e venite verso di noi.”

Giuseppina Cavicchi ricordava tanti anni dopo, che mentre veniva condotta via da due partigiani sovietici, Surien e Nikita, più volte questi la coprivano, facendo scudo con i loro corpi, per salvarla dalle pallottole che piovevano tutt’intorno.

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