storia di rifondazione comunista

admin 7 novembre 2013 0
storia di rifondazione comunista

 

Storia cronologica di Rifondazione Comunista

3 Febbraio 1991
Rimini – Nasce il movimento per la Rifondazione comunista. Una novantina di delegati al XX congresso, che decreta lo scioglimento del Pci (con 807 voti favorevoli, 75 contrari e 49 astenuti) e la contestuale nascita del Pds, non aderisce alla nuova formazione e dà vita al Movimento per la Rifondazione comunista. Ne fanno parte: Armando Cossutta, Sergio Garavini (coordinatore nazionale), Lucio Libertini, Rino Serri, Ersilia Salvato, Nichi Vendola, Franco Giordano.

14 maggio 1991
Roma – Lucio Magri lascia il gruppo parlamentare del Pds alla Camera. Lo stesso fa Luciana Castellina all’europarlamento di Strasburgo. Con loro il gruppo ex Pdup lascia la Quercia per aderire a Rifondazione.

9 giugno 1991
Riccione – L’VIII congresso di Democrazia Proletaria delibera lo scioglimento del partito e la confluenza nel Movimento per la Rifondazione Comunista, ove quindi approdano, tra gli altri, Giovanni Russo Spena, Paolo Ferrero, Marida Bolognesi, Luigi Vinci, Livio Maitan, Marco Ferrando, Domenico Jervolino, Luigi Malabarba, Salvatore Cannavò.

12-14 dicembre 1991
Roma – I 1.300 delegati al I congresso sanciscono la nascita del Partito della Rifondazione comunista (Prc). Viene istituito un Comitato politico nazionale, erede del Comitato centrale del Pci. Questi elegge segretario Sergio Garavini. Viene inoltre istituita la carica di presidente, ricoperta da Armando Cossutta. Il congresso stabilisce infine che nel Prc sono tollerate le correnti organizzate, mai accettate dal Pci.

5 aprile 1992
Alle elezioni politiche, prima prova delle urne dopo la scissione, il Prc prende il 5,6% alla camera e il 6,5% al senato.

Primavera 1993
Si approfondisce la divergenza tra Garavini e Cossutta. In maggio la direzione nazionale boccia la proposta di unità di azione con il Pds avanzata dal segretario Sergio Garavini, che di conseguenza rassegna le proprie dimissioni, mentre il partito viene affidato a un direttorio che lo deve guidare al II congresso.

10 maggio 1993
Fausto Bertinotti lascia polemicamente il Pds insieme ad altri 30 dirigenti sindacali della Cgil. Lo stesso fa Pietro Ingrao, che dopo la battaglia contro lo scioglimento del Pci aveva preferito rimanere “nel gorgo” del Pds.

17 settembre 1993

Bertinotti si iscrive al Prc. Cossutta e Magri lo vogliono subito alla segreteria.

23 gennaio 1994
Dopo il II congresso del Prc, Bertinotti viene eletto segretario dal Comitato politico con 160 voti a favore su 193. Cossutta è confermato presidente.

Primavera 1994
Alle elezioni politiche il Prc si presenta insieme all’alleanza dei progressisti che esce sconfitta dalla sfida con la destra berlusconiana appena scesa in campo. Il Prc ottiene il 6%

12 giugno 1994
Alle elezioni europee il Prc ottiene 6 europaramentari grazie al 6,0%

22 dicembre 1994
Berlusconi è costretto a dimettersi a causa del venir meno della fiducia della Lega. Il Prc ha presentato una propria mozione di sfiducia al governo autonoma da quella firmata da carroccio, popolari e pidiessini.

25 gennaio 1995

14 deputati del Prc, tra cui Garavini e il capogruppo Famiano Crucianelli, votano la fiducia al governo Dini permettendo la sua nascita in aperto dissenso con l’indicazione contraria del partito sostenuta da Bertinotti e Cossutta. Crucianelli si dimette e viene sostituito da Oliviero Diliberto. Il Prc decide di non prendere formalmente provvedimenti, ma scoppiano forti tensioni e accese polemiche.

Marzo 1995
I dissidenti sostengono anche la manovra economica bis del governo Dini, recante anche la riforma del sistema previdenziale.

Giugno 1995
14 deputati, 3 senatori, 2 europarlamentari lasciano il Prc per dare vita al Movimento dei comunisti unitari che tre anni dopo confluirà nella costituente dei Ds. Tra gli esuli una parte considerevole dell’ex Pdup (Magri, Castellina, Crucianelli) e Garavini.
Intanto alle regionali i consensi del Prc sono cresciuti fino all’8% grazie anche alla battaglia contro la riforma previdenziale. Le forze di centrosinistra si rendono disponibili per un accordo.

25 ottobre 1995
Il centrodestra cerca di far cadere con una mozione di sfiducia il governo Dini, che si salva grazie alle astensioni del Prc che in cambio strappa a Dini l’impegno a dimettersi in dicembre per andare a nuove elezioni.

6 dicembre 1996
Romano Prodi presenta il documento di programma della coalizione dell’Ulivo, che Prc e Verdi però respingono.

Febbraio 1996
Il Cpn del Prc approva la proposta di “patto di desistenza” con l’Ulivo avanzata da Bertinotti e Cossutta con il voto contrario delle minoranze trotzkyste.

21 aprile 1996
Alle elezioni, da cu esce vincitore Prodi, il Prc raggiunge il suo massimo storico, l’8,6% alla Camera e il 7,5 al Senato. Il partito decide l’appoggio esterno al governo.

Dicembre 1996
Al III congresso la mozione di Bertinotti e Cossutta favorevole a “influenzare l’esperienza del governo Prodi” ottiene l’85,48% dei consensi.

9 ottobre 1997
Il capogruppo Diliberto presenta una mozione, firmata anche da Bertinotti e Cossutta, che boccia la finanziaria del governo Prodi. Il presidente del consiglio non aspetta il voto e presenta le sue dimissioni. Grazie a una mediazione, in cui rientra l’impegno del governo a varare una legge sulla riduzione a 35 ore dell’orario di lavoro entro il 2001, la crisi rientra. Tuttavia Bertinotti non è soddisfatto quanto Cossutta della ricomposizione, e cominciano ad acuirsi il dibattito e il divario interni che dureranno per tutta la prima metà del 1998.

16 settembre 1998
Prodi presenta la manovra finanziaria. Bertinotti è risolutamente critico e lancia la parola d’ordine “svolta o rottura”, Cossutta è invece propenso a trattare.

3-4 ottobre 1998
Al Comitato politico la mozione bertinottiana a favore della rottura col governo ottiene 188 voti favorevoli, quella di Cossutta per la trattativa 112, quella della minoranza trotzkysta, anch’essa contro il governo, 24. Il giorno successivo Cossutta si dimette da presidente del Prc.

9 ottobre 1998
Il gruppo del Prc si spacca nella votazione sulla fiducia a Prodi, che viene approvata per un voto di scarto. Due giorni dopo Cossutta, Diliberto e gli altri sostenitori dell’accordo lasciano il Prc per fondare il Partito dei comunisti italiani, che appoggia e entra a far parte dei successivi governi guidati da Massimo D’Alema e Giuliano Amato.

Marzo 1999
Si svolge a Rimini il IV congresso del Prc. Alla mozione del segretario, sostenuta anche da ex cossuttiani e dai trotzkysti dell’area di Livio Maitan, che ottiene l’84% dei consensi, si contrappone solo la componente trotzkysta di Ferrando e Grisolia. Il termine Rifondazione viene inserito nel simbolo.

Giugno 1999

Bertinotti sostiene l’esigenza di “rompere la gabbia del centrosinistra”. Alle elezioni europee, però, il Prc raccoglie il 4%.

Luglio 1999
Al Comitato politico Bertinotti avanza la proposta di un forum “aperto alla sinistra antagonista e ai movimenti anti-liberisti”. Tuttavia il Prc non sarà presente ufficialmente a Seattle nelle mobilitazioni contro il terzo forum dell’Organizzazione mondiale del commercio e ad analoghi appuntamenti, fino alla protesta contro la Conferenza intergovernativa della Ue a Nizza che nel dicembre 2000 vedrà in prima linea Verdi e Prc.

Aprile 2000
Alle elezioni regionali il Prc stipula accordi di governo e di desistenza in tutte le regioni tranne che in Toscana. Ma le elezioni sono un successo della destra che vince in 10 regioni su 15.


21 gennaio 2001

In occasione delle celebrazioni per gli 80 anni dalla fondazione del Pci a Livorno, Bertinotti invita a riscoprire le radici marxiste ma a sradicare al contempo dal partito ogni residuo di stalinismo.

13 maggio 2001
Dopo una lunga trattativa con l’Ulivo il Prc decide per il “patto di non belligeranza”, che lo porta a correre nella sola quota proporzionale per la Camera in modo indipendente per il Senato. Rifondazione ottiene il 5%, unico partito fuori dai poli a superare lo sbarramento del 4. Tuttavia la scelta frutterà forti contestazioni da parte ulivista in quanto la mancata intesa priva il centrosinistra di circa 40 deputati.

19-21 luglio 2001
Il Prc è tra i protagonisti, insieme alla Fiom e ai Verdi e al vasto arcipelago delle associazioni e dei movimenti, del Social Forum di Genova in occasione del G8.

15-16 dicembre 2001
Vengono approvate dal Cpn le 63 tesi alla base del successivo V congresso del Prc.

4-7 aprile 2002
Si svolge a Rimini il V congresso. Nella sua relazione introduttiva Bertinotti pone la questione della costruzione di un nuovo progetto politico di alternativa di società fondato sul “no alla guerra e no al neoliberismo”. Bertinotti lancia inoltre la proposta di referendum per l’estensione dell’articolo 18, a sua volta sotto pressante attacco da parte delle forze padronali.

29 aprile 2003
Nel dibattito che si svolge alla Camera sulla carcerazione di 75 dissidenti cubani e la fucilazione di 3 di loro il Prc presenta una mozione di aperta condanna.

3-4 maggio 2003
Per la posizione assunta su Cuba, nel corso del Cpn Bertinotti viene fatto oggetto di numerose critiche, che respinge fermamente spiegando che il rifiuto della pena di morte è “hic et nunc senza se e senza ma” e non riguarda la storia di Cuba.

6 marzo 2003
I leader del centrosinistra tornano a riunirsi per la prima volta tutti insieme con Bertinotti alla Camera. Alla fine dell’incontro viene avviato il lavoro di alcune commissioni.

16 maggio 2003
Bertinotti spiega l’idea nuova di un rapporto organico con il centrosinistra che trova fondamento nella forza di partecipazione delle mobilitazioni per la pace e sull’articolo 18, dichiarando che il Prc è disponibile “solo ad un accordo di programma e non a riesumare vecchie formule come la desistenza”.

17 giugno 2003
La direzione del Prc approva la ricerca di intese su basi nuove e di programma con tutto il centrosinistra con 21 voti a favore, 5 contro e 10 astenuti.

28-29 giugno 2003
Anche il Cpn approva la nuova stagione dei rapporti unitari e di programma con 68 sì, 14 no e 1 astensione.

10 gennaio 2004
A Berlino nasce il Partito della sinistra europea, cui aderiscono in un primo momento 11 formazioni politiche su 19 presenti. Bertinotti è eletto primo presidente.
Sull’onda della stagione movimentista, l’iniziativa è frutto dell’idea di dar vita a una formazione europea della sinistra alternativa che sia “una rottura di continuità con il passato, che non può limitarsi a rinnegare lo stalinismo, ma che introduca la nonviolenza come elemento di riforma del comunismo stesso”.
Tuttavia al suo ritorno in Italia Bertinotti deve fronteggiare molte obiezioni interne, espressione anche del dissenso per una scelta maturata senza adeguato coinvolgimento del partito. La direzione approva con 21 sì e 17 no la costituzione della Se, mentre nel successivo Comitato politico la decisione del segretario passa con 67 voti favorevoli e 53 contrari.

8-9 maggio 2004
A Roma si svolge il congresso fondativo della Sinistra europea italiana che elegge Bertinotti presidente all’unanimità.

11 ottobre 2004
I partiti dell’Ulivo decidono di allargare la coalizione anche a Italia dei Valori e a Rifondazione. Nasce quindi un nuovo soggetto politico-elettorale, la Grande alleanza democratica, che poi prenderà il nome di Unione. Contestualmente si decide di svolgere elezioni primarie da tenersi nel 2005.

30-31 ottobre 2004
Il Comitato politico decide che il congresso si svolgerà per mozioni contrapposte.

20-21 novembre 2004
Il Comitato politico licenzia 5 documenti congressuali, rappresentativi di altrettante componenti interne.

20 dicembre 2004

A causa del braccio di ferro tra Ulivo e Prc per la candidatura alla presidenza regione Puglia, si decide di svolgere le primarie cui concorreranno Francesco Boccia e Nichi Vendola.

16 gennaio 2005
Vendola sovverte i pronostici e vince le primarie in Puglia. Bertinotti lancia la propria candidatura alle primarie per la premiership.

3-6 marzo 2005
Al palazzo del cinema di Venezia di apre il VI congresso del Prc. Bertinotti arriva al congresso con il 59% dei consensi, pari a 409 delegati. L’area dell’Ernesto e Essere comunisti (Grassi) ne ha 181. Le tre minoranze trotzkyste: Ferrando 45, Malabarba 45, Bellotti 11.
Al congresso viene annunciata e applaudita l’iscrizione al Prc di Pietro Ingrao. Bertinotti annuncia che è la sua ultima volta da segretario e invoca il “ricambio generazionale”. Il Cpn lo elegge con 143 sì, 85 no, 2 astenuti, 30 non partecipanti al voto.

2-4 aprile 2005
Elezioni regionali. L’Unione vince in 12 regioni su 14. Vendola diventa presidente della Puglia.

Ottobre 2005
Alle primarie partecipano oltre 4 milioni di persone. Prodi ottiene un vasto consenso. Bertinotti arriva secondo con il 14,7%, pari a 631.592 voti.

9-10 aprile 2006
Dopo tre legislature di uninominale maggioritario con un quarto di quota proporzionale alla Camera (Mattarellum), si vota con la nuova legge elettorale proporzionale (Porcellum). L’Unione vince di misura, di fatto non riuscendo neanche a prevalere al Senato. Il Prc ottiene il 5,8% alla Camera e il 7,4 al Senato, nonché il massimo storico degli eletti: 41 deputati e 27 senatori.

29 aprile 2006
Fausto Bertinotti viene eletto presidente dell’assemblea di Montecitorio e lascia quindi la segreteria del Prc.

7 maggio 2006
Il Comitato politico elegge nuovo segretario del Prc Franco Giordano con 139 voti a favore, 7 voti a Ferrando, 47 schede bianche, 9 nulle. Tanto da parte della componente di Grassi che di quella trotzkista l’astensione vuol essere “segnale di apertura e di verifica della gestione del partito”

17 maggio 2006
Nasce il governo Prodi. Unico ministro del Prc è Paolo Ferrero (alle politiche sociali), Patrizia Sentinelli è viceministro (agli esteri), 6 i sottosegretari, tra cui Alfonso Gianni (Sviluppo economico). Nelle settimane successive Francesco Forgione è eletto presidente della Commissione parlamentare antimafia.

18 giugno 2006
La componente trotzkista guidata da Marco Ferrando e Franco Grisolia lascia il partito in polemica con la sua deriva giudicata moderata e filogovernativa per fondare il Partito comunista dei lavoratori.

8 dicembre 2007

Sinistra critica, componente guidata da Salvatore Cannavò, Franco Turigliatto e Luigi Malabarba, lascia il Prc dopo un anno di convivenza sempre più difficile segnata dall’approfondirsi delle divergenze in special modo rispetto alla partecipazione al governo.

21 febbraio 2007
Imperversa la questione del rifinanziamento della missione in Afghanistan. Prodi si dimette a seguito della mancata approvazione di un ordine del giorno sulla politica estera al senato. Sul Prc si abbatte la bufera a causa della mancata partecipazione al voto di Franco Turigliatto, anche se a essere determinante è il voto contrario di tre senatori a vita. In una settimana la crisi viene superata e il governo prosegue il suo corso.

25 febbraio 2007
Bertinotti lancia dalle colonne di Liberazione l’idea di unificazione delle forze di sinistra che già era alla base della Sinistra europea, ma andando al di là anche di quella formulazione, al fine di realizzare un soggetto con la “massa critica” necessaria a fronteggiare e competere con il nascituro Partito democratico.

27-28 maggio 2007
Alle amministrative il Prc subisce un complessivo arretramento in tutti gli enti per cui si vota, passando da una media del 6 a una del 4% nelle amministrazioni interessate.

9 giugno 2007
Il sit-in indetto insieme alle altre forze di sinistra dell’Unione per contestare la visita del presidente Bush è un flop, mentre non lontano la manifestazione delle aree di movimento è un successo.

20 ottobre 2007
Riscuote successo la manifestazione indetta da ‘il manifesto’, ‘Liberazione’ e ‘Carta’ per sollecitare la sinistra a farsi sentire nel paese e nel governo. Alla manifestazione aderisce in massa il Prc (e anche il Pdci), non fa lo stesso invece Sinistra democratica, la forza guidata da Fabio Mussi nata dallo scioglimento dei Ds.

8-9 dicembre 2007
Si svolge alla Fiera nuova di Roma l’Assemblea della sinistra e degli ecologisti, detta degli “Stati Generali” perché lancia l’aggregazione di Prc, Pdci, Sd e Verdi sotto un’unica insegna: “la Sinistra l’Arcobaleno”.

23 gennaio 2008
Cade il governo Prodi in conseguenza del fatto che al Senato è venuto meno l’appoggio dell’Udeur di Clemente Mastella (a sua volta sottoposto a inchieste giudiziarie).

13-14 aprile 2008
Alle elezioni politiche le liste della Sinistra l’Arcobaleno subiscono una pesantissima sconfitta e rimangono sotto tutte le soglie di sbarramento. Il Prc, insieme agli altri partiti dell’aggregazione, è fuori dal parlamento nazionale con il 3,0% alla Camera e il 3,2% al Senato.

20 aprile 2008
Prendendo atto del verdetto critico delle urne, il segretario, Franco Giordano e tutta la segreteria si presentano dimissionari rimettendo il mandato al Comitato politico nazionale, il quale affida la guida del Prc a un Comitato di gestione, composto da 12 esponenti, incaricato di traghettare il partito al VII congresso. Frattanto, infatti, si è venuta configurando in seno al partito una disarticolazione della maggioranza uscita dal precedente congresso di Venezia. Il dibattito congressuale che ne scaturisce vede a confronto 5 mozioni tra loro concorrenti e espressione di una nuova articolazione interna delle componenti e delle opzioni politiche.

24-27 luglio 2008
Si svolge a Chianciano Terme il VII congresso del Prc

Dopo quattro giorni di assemblea, il VII Congresso, con 142 voti a favore, 134 contrari, 4 schede bianche e un’astensione, elegge Paolo Ferrero alla carica di segretario nazionale del Prc-Se.

Il VII congresso si svolge a Chianciano Terme dal 24 al 27 luglio 2008 con cinque mozioni che dimostrano l’esistenza di un forte dibattito interno, alla luce delle scelte maturate negli ultimi anni dal partito. Lo scontro per la segreteria è tra Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, sostenuto dalla parte più consistente della vecchia dirigenza del partito, la maggior parte dei cosiddetti ex bertinottiani, e l’ex ministro Paolo Ferrero (anche lui sostenuto, in parte, da alcuni ex bertinottiani, favorevoli però ad una profonda autocritica rispetto alla passata gestione del partito). Il primo ritiene che si debba proseguire con gli sforzi per costruire un nuovo soggetto politico della sinistra. Il secondo sostiene che bisogna ripartire dalla difesa del PRC e del suo progetto originario.

All’inizio del congresso la mozione Vendola si presenta con la maggioranza relativa, ma lo scontro si acuisce nei giorni di dibattito mentre le minoranze si coalizzano attorno alla linea di Ferrero che, il 27 luglio, viene approvata con il 53% dei voti (342 delegati su 646). Lo stesso giorno Ferrero viene proclamato segretario con il 51% dei voti (142 su 280). Il risultato viene raggiunto a seguito di un accordo fra la mozione Ferrero-Grassi, (che da sola si presentava con il 40,3%), l’Ernesto di Fosco Giannini (7,7%) e i trotskisti di FalceMartello (3,2%) guidati da Claudio Bellotti. Il neo-segretario Ferrero spiegherà che l’accordo è fondato su tre elementi: «Rifondazione c’è oggi e domani; rilancio di un’opposizione sociale al governo Berlusconi; maggiore autonomia dal Partito Democratico». Per la prima volta la dirigenza bertinottiana è in minoranza.

La svolta a Sinistra e la scissione di Rifondazione per la Sinistra

Il 13 settembre 2008 vengono eletti i nuovi organismi dirigenti del partito.

La nuova gestione del partito si propone di dar vita ad una stagione di lotta che porti di nuovo il Partito della Rifondazione Comunista nelle strade e nelle piazze: il PRC si schiera a fianco delle rivendicazioni studentesche contro i provvedimenti del Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e delle lotte sindacali come lo sciopero generale indetto dalla sola CGIL il 12 dicembre 2008. Significativo è stato anche l’apporto dato alla raccolta firme per il referendum sul Lodo Alfano.

Nonostante gli inviti a una gestione unitaria del partito, la neonata minoranza vendoliana Rifondazione per la Sinistra (RPS), entra in conflitto con la maggioranza accusata di voler fare tabula rasa delle rielaborazioni attuate durante la segreteria di Bertinotti. In modo particolare da settembre si apre un conflitto molto duro intorno a Liberazione che secondo la maggioranza non corrisponde minimamente alla linea del partito, configurandosi come voce della minoranza vendoliana. Motivando il provvedimento con la crisi di vendite, la dirigenza del partito sostituisce il direttore Piero Sansonetti durante la Direzione Nazionale del 12 gennaio 2009. La risposta della minoranza è immediata: 25 membri su 28 di RPS si dimettono dalla Dn e inizia il percorso, più volte rallentato o negato, di una scissione per perseguire il progetto della costituente della sinistra, in sintonia con Sinistra Democratica.

Il 21 gennaio 2009 Vendola annuncia, a titolo personale, la sua uscita da Rifondazione, in attesa che altri facciano altrettanto durante il seminario di RPS a Chianciano il 24 e 25 gennaio.

Il 24 gennaio infatti si ufficializza la scissione dal PRC. I principali esponenti della Rifondazione per la Sinistra che aderiscono al neo Movimento per la Sinistra sono Franco Giordano, Gennaro Migliore, Alfonso Gianni ed il leader Nichi Vendola. Come preannunciato i principali esponenti che avevano aderito alla mozione di Vendola che rimangono invece all’interno di Rifondazione sono l’ex vice-presidente del Senato Milziade Caprili, l’europarlamentare Giusto Catania e Augusto Rocchi con lo scopo proseguire le battaglie di RPS. Fausto Bertinotti ha annunciato che non rinnoverà la propria iscrizione al PRC ma che non aderirà al Movimento per la Sinistra, dando comunque l’appoggio a questo soggetto. Secondo il PRC, ad abbandonare il partito con Vendola saranno tra gli 8 e i 10mila iscritti.

Le Elezioni Europee del 2009

In seguito all’approvazione dello sbarramento al 4% per l’elezione al Parlamento europeo, il PRC ha intensificato i contatti per la creazione di una lista “anticapitalista e comunista”, proponendo l’apertura delle liste di Rifondazione Comunista ad altre soggettività facenti riferimento al gruppo GUE-NGL. L’intesa viene raggiunta con i Comunisti Italiani, da tempo fautori di un’unità dei comunisti, ma non con Sinistra Critica che dopo una lunga trattativa ha rifiutato l’alleanza per divergenze sul simbolo e le candidature ed ha rinunciato a presentarsi alle Europee. Il 7 marzo 2009 al Teatro Carcano di Milano viene organizzata un’assemblea alla presenza di Lothar Bisky e di Alexis Tsipras, con la presenza dell’eurodeputato Vittorio Agnoletto, per lanciare la lista di sinistra in Italia.

Il 28 marzo viene annunciato che PRC, PdCI, Socialismo 2000 e Consumatori Uniti, si sarebbero presentati in una lista unica dando così concretezza alla proposta della Direzione Nazionale del PRC dell’11 febbraio precedente «di promuovere una lista da presentare alle prossime elezioni europee che, partendo dalla presentazione del simbolo di Rifondazione Comunista-SE, condivida la scelta di appartenenza al GUE-NGL, unisca tutte le forze anticapitaliste, comuniste, di sinistra, sulla base di contenuti alternativi al progetto di Trattato di Lisbona e all’impostazione neoliberista e militarista dell’Unione Europea». Sembra quindi concretizzarsi un embrione della “Costituente comunista” già invocata in passato da PRC e PdCI, oltre che da numerosi altri gruppi.

Particolarmente rilevante è stato l’impegno profuso dal PRC per la manifestazione nazionale della CGIL del 4 aprile 2009, che ha visto la partecipazione di quasi tre milioni di persone secondo gli organizzatori.

All’intervista di Fausto Bertinotti che ha dichiarato il suo sostegno alla lista Sinistra e Libertà ed ha auspicato un big bang della sinistra italiana, ha risposto il segretario Paolo Ferrero affermando che l’idea del “tanto peggio tanto meglio” rischia di cancellare la sinistra italiana stessa.

Alle elezione europee la Lista Anticapitalista (di cui fa parte Rifondazione) ottiene il 3,40% venendo quindi esclusa dal Parlamento Europeo. Ferrero presenta le dimissioni da segretario che vengono respinte dal Comitato Politico Nazionale.

Il percorso unitario della Federazione della Sinistra

Si procede intanto alla ricomposizione della frattura avvenuta nel 1998 con il PdCI e il 18 luglio 2009 nasce la Federazione della Sinistra, che riunisce le formazioni che si erano presentate alle Europee con la Lista Comunista.

In seguito all’attentato contro le truppe italiane in Afghanistan Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra chiedono il ritiro dei militari impegnati nella missione, giudicata come un’occupazione piuttosto che come opera di peace-keeping.

Quando la Corte Costituzionale boccia il lodo Alfano, il PRC chiede le dimissioni del Presidente del Consiglio Berlusconi, stigmatizzandone inoltre le dichiarazioni con cui il premier accusava i giudici dell’Alta Corte di essere di parte.

Nel settembre 2009 Augusto Rocchi e Rosa Rinaldi dell’area Rifondazione per la Sinistra entrano in Segreteria nazionale. Contestualmente ne esce Claudio Bellotti di FalceMartello il quale mantiene però la direzione dei dipartimenti che gli erano stati affidati.

Il 27 ottobre 2009 in una conferenza stampa congiunta con Antonio Di Pietro, il PRC aderisce ufficialmente alla manifestazione contro Berlusconi prevista per il 5 dicembre.

Cinque giorni dopo l’elezione di Pier Luigi Bersani a segretario del Partito Democratico, il 30 ottobre quest’ultimo ha un incontro con i rappresentanti dei partiti impegnati a costruire la Federazione della Sinistra (Ferrero per il PRC, Diliberto per il PdCI e Salvi per Socialismo 2000). Al termine di tale incontro si giunge alla conclusione da molti preventivata dell’impossibilità di un’alleanza di governo tra PD e Federazione della Sinistra, mentre convergenze sono state giudicate possibili a livello locale. Si parla anche dell’apertura di un confronto su «il tema della democrazia e di una nuova legge elettorale» da una lato e su «crisi economica e sociale» dall’altro.

Il 3 dicembre 2009 viene annunciata la nascita della Federazione della Sinistra che viene lanciata il mattino del 5 dicembre con un’assemblea a Roma.

A seguito degli scandali della cosiddetta loggia P3, il segretario Paolo Ferrero ha rilanciato una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni del governo ed un’alleanza elettorale nazionale per superare il bipolarismo. Ha però nuovamente negato la possibilità di accordi di governo.

Elezioni 2011

Per le elezioni provinciali e comunali del 2011 il PRC si ripresenta quasi ovunque e dove possibile col PdCI come Federazione della Sinistra, guadagnando il 4,2%. Nonostante il calo d’attenzione mediatica denunciata da Ferrero nei video “Invisibile imperdibile”, l’alleanza Prc-PdCI Federazione della Sinistra accresce il proprio consenso di più di un punto percentuale rispetto ai risultati dell’anno precedente.

Dopo le elezioni, il PRC si schiera attivamente a favore dei referendum abrogativi su acqua, nucleare e giustizia.

In seguito viene avviato il percorso che dovrebbe portare il partito a celebrare il suo prossimo congresso in dicembre.

VIII° congresso

Nell’autunno del 2011 si tiene l’ottavo congresso del partito, articolato sulla discussione di tre documenti :

  1. Unire la sinistra d’alternativa, uscire dal capitalismo in crisi“. Documento frutto del compromesso tra la maggioranza delle aree interne al partito : l’area di Paolo Ferrero, l’area di Walter De Cesaris (che aveva presentato un documento in antitesi sia a Ferrero che a Vendola durante il precedente congresso), l’area Essere Comunisti di Claudio Grassi, l’area Sinistra Comunista di Gianluigi Pegolo e persino l’area Rifondazione per la Sinistra, che al precedente congresso aveva sostenuto la candidatura a segretario di Nichi Vendola. Questa mozione ha ottenuto l’81,29 % dei consensi da parte degli iscritti: una percentuale che non era stata raggiunta in nessun passato congresso del partito. Centrale nel documento è la proposta politica di un fronte democratico contro le destre, da attuarsi nella forma di un accordo elettorale (ma non politico o di governo) per battere Silvio Berlusconi e far tornare i comunisti in parlamento senza essere legati ad un futuro governo di centro-sinistra.
  2. Per il partito di classe“. Sostenuto dalle aree FalceMartello e Controcorrente, auspica la creazione di un polo politico che rappresenti gli interessi della classe lavoratrice e che sia totalmente autonomo dal centro-sinistra. Ha ottenuto il 13,39% dei voti durante il congresso.
  3. Comunisti\e per l’opposizione di classe e l’alternativa di sistema. Contro le destre, alternativi al centro-sinistra e fuori dai diktat della banca centrale europea“. Documento sostenuto dall’area Comunisti Insieme, nata da una scissione della precedente area Sinistra Comunista (che al precedente congresso aveva proposto un documento politico in antitesi sia a Ferrero che a Vendola). Questa mozione si propone di unire i comunisti in Italia grazie ad una comunione di intenti, soprattutto l’alternatività al centro-sinistra. Ha raccolto il 5,32% dei consensi durante il congresso, risultando però maggioranza assoluta nelle federazioni di Campobasso e Vibo Valentia.

Durante i lavori del congresso è avvenuta la caduta del Governo Berlusconi IV, costringendo tutti i documenti contrapposti di Rifondazione ad una profonda riflessione sui propri contenuti. Il segretario nazionale Paolo Ferrero (tra i maggiori sostenitori del primo documento) ha dichiarato che avrebbe sostenuto le idee del fronte democratico e di elezioni anticipate fino ad un secondo prima dell’insediamento del governo di Mario Monti. Avvenuta la creazione del nuovo governo, Rifondazione è stata fin dall’inizio molto critica con esso, ponendosi tra le forze d’opposizione (seppur esterna al parlamento).

Dopo la fase di dibattito nelle varie federazioni locali, il congresso nazionale vero e proprio si è tenuto a Napoli tra il 2 ed il 4 Dicembre 2011. Durante i lavori, Paolo Ferrero (riconfermato segretario) ha dichiarato : “Vent’anni fa ci avevano spiegato che il capitalismo era il migliore dei mondi possibili, la fine della storia. A distanza di vent’anni vediamo che il capitalismo non è in grado di superare la sua crisi e sta rapidamente aggredendo diritti sociali e democrazia” e “Noi dobbiamo costruire proposte alternative : l’opposizione al governo Monti va fatta controproponendo ad ogni cosa che propone Monti un’altra possibilità“.

Le Elezioni politiche italiane del 2013 e la lista Rivoluzione Civile

Nel dicembre 2012 il PRC è tra i promotori di diverse iniziative politiche pubbliche tese a costruire un polo della sinistra in grado di presentarsi autonomamente alle elezioni legislative del 2013. In particolare è tra i promotori dei referendum sul lavoro insieme a Comunisti Italiani, Sinistra Ecologia Libertà (SEL), IdV e Sinistra Critica e dell’assemblea Cambiare si può del 1 dicembre 2012 insieme ad Alleanza Lavoro Beni Comuni Ambiente-ALBA e al Movimento Arancione, in cui diversi esponenti del panorama intellettuale della sinistra italiana dichiarano l’intenzione di costruire un polo alternativo al centrosinistra.

Il 29 dicembre 2012 il magistrato Antonio Ingroia annuncia la sua candidatura a Premier alle Elezioni politiche italiane del 2013 a capo della coalizione di sinistra Rivoluzione civile comprendente: PRC, PdCI, Verdi, IdV e Movimento Arancione.

Fausto Bertinotti, per questa tornata elettorale, è ritornato a dare il suo sostegno a Rifondazione e a Rivoluzione Civile.

Nelle elezioni del 24 e 25 febbraio la lista Rivoluzione Civile ottiene il 2,24% alla Camera e l’1,79% al Senato, rimanendo esclusa da entrambe le camere.

Il 27 febbraio la segreteria rimette il mandato.

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